Nyarlathotep
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Numero in collana1
Formato21x30 cm, 64 pag., cartonato a colori
ISBN9788897141785
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Prezzo € 14,90 €14,16
Nyarlathotep
Milioni di appassionati conoscono a memoria la mitologia di Lovecraft, maestro indiscusso dell’orrore, da Cthulhu a Nyarlathotep, all’arabo pazzo Abdul Alhazred.
Il dio Nyarlathotep appare per la prima volta racconto omonimo, scritto nel 1920.
In questa storia, il dio viene descritto, a differenza degli altri dèi del pantheon lovecraftiano, come un uomo alto dalla carnagione scura, poliglotta, che ricorda un faraone dell’antico Egitto.
Sotto queste sembianze, Nyarlathotep vaga sulla Terra per raccogliere legioni di seguaci, i quali finiscono col perdere pian piano il contatto con il mondo che li circonda. La sua missione, che lo distingue dagli altri Antichi, è di condurre l’umanità alla follia.
Nel 2017 ricorrono gli 80 anni dalla morte del grande scrittore di Providence Howard Phillips Lovecraft. Una letteratura, quella lovecraftiana, di cui si è sempre apprezzato il paradosso, se contiamo che la sua opera era saldamente fondata sull'elemento soprannaturale nonostante lui fosse notoriamente un ateo, materialista e darwinista (soprannaturale che era stato già introdotto da Edgar Allan Poe e che poi aveva messo radici con Robert W. Chambers nella seconda metà del 1895, con quel The King in Yellow, in Italia con il titolo "Il Re Giallo") antesignano del Necronomicon e a sua volta ispirato dal racconto di Ambrose Bierce del 1886 Un abitante di Carcosa.
Un’idea dell’orrore teorizzata in un vero e proprio canone, che Lovecraft ha voluto lasciare ai posteri per ridefinire interamente il genere.
Una storia, quella dello scrittore di Providence, che anche a distanza di 80 anni dalla sua scomparsa, diventa mito alla stregua dei suoi racconti: il suo contributo alla letteratura di genere diventa fondamentale, probabilmente decisivo, e si innesta nella tradizione dei più grandi letterati della storia, per aver dato voce e sostanza all’indefinito, al “cosmico”, per aver dato all’orrore un vero e proprio criterio, con la sua dimensione trascendentale e metafisica impalpabile e ipnotica.
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