Il Vampiro di John Polidori: genesi di un mito moderno

a cura di Luca Franceschini e della redazione di Edizioni NPE

Il Vampiro di John William Polidori non è solo un racconto.

È, invero, una biografia. Una visione profetica di un ineluttabile sprofondamento nell’abisso, una sublimazione della vita disgraziata del suo autore. È una confessione di sogni infranti, quasi un messaggio dal tragico futuro che il destino aveva in serbo per lui.

John Polidori. Fonte Wikipedia

È un gesto di vendetta verso il “reale” vampiro Lord Byron. Il racconto altro non è che metafora del sentimento esagerato intercorso tra i due, morboso e sopra le righe. Della stima mista a invidia che un giovane medico personale con velleità artistiche, Polidori appunto, nutriva verso il suo assistito, una viziosa e viziata “rockstar” del 1800 come era Byron in quegli anni, capace di spunti di genio assoluto e sensibilità non comune come di altrettanto spiccate doti di crudeltà e inclinazione a umiliare a piacimento l’umanità che lo circondava. E una delle vittime preferite non poteva che essere proprio lui, il suo medico e segretario personale, John Polidori, soprannominato Polly Dolly.

Lord Byron. Fonte Wikipedia

Il Vampiro è un po’ di tutto questo, un testo che può apparire stringato, a tratti superficiale e privo di approfondimento nella forma, ma rivelatosi fondamentale e seminale per tutta la letteratura gotica e fantastica a venire. In particolar modo per la nuova interpretazione della figura del vampiro che viene qui a plasmarsi.

La notte di Villa Diodati

La genesi del racconto è da collocare nella notte gotica per eccellenza: la notte di Villa Diodati, nel giugno del 1816 presso il lago di Ginevra. Lì si trovano Lord Byron, John Polidori, la ex amante di Byron Claire Claremont, il poeta Percy B. Shelley e la sua futura moglie Mary Wollstonecraft Godwin.

Villa Diodati. Fonte Wikipedia

Byron è nel pieno della sua fama di artista geniale e ribelle. È famoso, bello, affascinante, tenebroso. Piace indistintamente a uomini e donne, intesse molteplici relazioni, non si risparmia vizi ed eccessi. È l’apoteosi della figura del dandy, brillante poeta e stimato politico, ma anche fisicamente prestante come nuotatore e pugile. Un mix irresistibile che però aveva anche un lato oscuro. Era infatti personaggio volubile e sregolato, così difficile da gestire che una delle sue più celebri amanti, Lady Caroline Lamb, lo definirà “pazzo, cattivo e pericoloso da frequentare”.

Il suo medico John Polidori, che lo accompagna nei suoi viaggi in giro per l’Europa, è anche lui bello, colto, elegante e polemico. Eppure soffre la presenza ingombrante e tracotante di George Gordon Noel Byron, sesto barone di Byron (questo il suo nome completo e il titolo ufficiale). Si sente quindi inferiore, frustrato, umiliato quando prova a entrare in competizione con lui in qualsivoglia materia di competenza, non ultima la materia letteraria. Il loro rapporto è quindi teso e costellato di frequenti e animate discussioni, talvolta violente.

È la sera del 16 giugno, fuori infuria la tempesta, e all’interno della villa sta per accadere qualcosa di straordinario per la narrativa horror e per tutta la letteratura. Quella sera i cinque giovani intellettuali leggono davanti al fuoco storie di fantasmi, accompagnati dal frastuono di piogge e bufere. Nello specifico leggono ad alta voce dei racconti di un’antologia tedesca, Fantasmagoriana, e il poemetto incompiuto Christabel di Samuel Taylor Coleridge.

Un’illustrazione presente nel volume Fantasmagoriana.

È in quella notte che prende “vita” il primo frammento che due anni dopo germinerà nella sua forma definitiva e diventerà il Frankenstein di Mary Shelley. Mary, che in quel momento ha solo 19 anni, lavora su uno spunto che dice essergli stato rivelato come una visione improvvisa, un vero e proprio sogno a occhi aperti manifestatosi con forza e all’improvviso.

Polidori invece sul momento partorisce il bizzarro Ernestus Berchtold, mentre Byron, si limita a un breve frammento, così come Percy Shelley. Ed è proprio da questo indefinito spunto byroniano che Polidori plasma la versione definitiva del racconto il Vampiro.

Il racconto che ne esce, The Vampyre, vede entrare in scena un ambiguo e magnetico Lord Ruthven, un essere oscuro, malvagio, che prova piacere nel disonorare le donne e condurle alla pazzia, quando non muoiono private del sangue di cui si nutre.

Un esempio di vampiro moderno secondo l’immaginario creato da Polidori: l’iconico Dracula di Bela Lugosi. Fonte Wikipedia.

È indubbio che la più grande ispirazione per questa creatura diabolica fosse proprio Lord Byron, l’amico-rivale, con cui il rapporto non poteva che essere di amore-odio, la cui sola presenza crea una dipendenza che risucchia la vita alle donne, come anche a John stesso.

Il vampiro di Polidori non è più solo una minaccia fisica, un violento pericolo per la propria incolumità da cui cercare di stare lontani, ma ancora di più per le sue prede è una porta verso l’abisso della perversione, verso il disonore, verso l’amoralità e il vizio più turpe.

Una tavola estratta dal volume John Polidori – Il Vampiro, Edizioni NPE.

The Vampyre, al di là dei suoi pregi e difetti letterari, rappresenta quindi lo spartiacque per questa nuova concezione della creatura notturna che si nutre del sangue di fanciulle giovani e innocenti. È il mito del vampiro, attualizzato in epoca moderna, che Polidori ha dotato, accanto alle sue doti soprannaturali e ai poteri mortiferi e demoniaci, anche di un alto potere seduttivo e di una continua e latente tensione erotica.

John Polidori – Il Vampiro
Collana: Horror
Numero in Collana: 8
ISBN: 9788894818819
Autori: Luca Franceschini, Gabriel Negri
Formato: 1 volume 21×30 cm, cartonato b/n, pg.72
Prezzo: 16,90 euro