“Un Drago a forma di Nuvola” diventa un film: “Il Materiale Emotivo”

A ottobre Edizioni NPE – la casa editrice del fumetto d’autore – pubblicherà il graphic novel Un Drago a forma di Nuvola, scritto dal regista Ettore Scola (C’eravamo tanto amati, I nuovi mostri, Una giornata particolare, Brutti sporchi e cattivi) e disegnato da Ivo Milazzo (creatore del personaggio cult a fumetti «Ken Parker»).

Dal soggetto cinematografico dal titolo provvisorio Un drago a forma di nuvola di Ettore Scola e dalla relativa sceneggiatura (sulla quale il fumetto a sua volta è basato) di Ettore Scola, Furio Scarpelli, Silvia Scola, Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini, nascerà un film, diretto ed interpretato da Sergio Castellitto, che proprio in questi giorni sta iniziando a Cinecittà le riprese del film, intitolato Il Materiale Emotivo.

Dopo averne firmato la sceneggiatura con Ettore Scola, Furio Scarpelli, Silvia Scola e Margaret Mazzantini, Castellitto dirigerà ed interpreterà la pellicola, che vede nel cast anche Bérénice Bejo e Matilda De Angelis.

Prodotto da Rodeo Drive insieme a Mon Voisin Productions, Rai Cinema, Tikkun Productions, con il sostegno di Eurimages, è la storia di Pierre, un libraio antiquario parigino la cui vita ruota intorno all’amore per i volumi rari e per la figlia paraplegica. La routine quotidiana verrà spezzata quando l’uomo incontrerà una giovane donna esuberante e solare.

Lo stesso maestro Milazzo, in una sua recente intervista, descrive la genesi di questo incredibile sodalizio artistico nato con l’indimenticato regista originario di Trevico:

…Lo scorrere del tempo e il susseguirsi di alcuni avvenimenti mi hanno permesso di comprendere ad un certo momento quanto realizzare avventure a fumetti di prodotti seriali fosse divenuto un limite che penalizzava un innato desiderio di libertà e un’insaziabile curiosità verso nuovi incontri e nuovi progetti.

Il rischio di un mancato cambiamento è quello di cadere nell’abitudine ripetitiva di qualcosa che oramai si conosce a memoria, trascurando il desiderio di ricerca interiore che dovrebbe avere chiunque abbia ricevuto dalla natura la ricchezza di un talento specifico nell’espressione creativa o artistica.

Sull’argomento ognuno può decidere solo autonomamente secondo la propria coscienza o le esigenze della vita che ha scelto. E le scelte non sono sempre semplici. In modo particolare quelle più in armonia con la nostra essenza individuale.

Nell’intraprendere un diverso cammino di attesa e di scoperta, ho potuto imbattermi in persone interessanti e sperimentare argomenti di grande fascino, comunque istruttivi nella loro estraneità con il pregresso.

Tra i momenti di questo itinerario rimane singolare l’occasione che mi ha permesso di fare la conoscenza del regista Ettore Scola e di collaborare inaspettatamente a un graphic-novel tratto da una sua pellicola non realizzata.

Insieme al cinema americano, quello italiano ha riempito il mio immaginario grazie ai film di Rossellini, Fellini, Risi, De Sica e Monicelli. Ma certamente le pellicole di Scola riuscivano ad entrami dentro in maniera unica per l’eccezionale capacità comunicativa e visiva, come ad esempio Una giornata particolare.

Poter entrare in contatto con una persona di grande cultura, umanità ed empatia sino a stringere addirittura un’amicizia, troppo breve per la sua improvvisa scomparsa, è stato un regalo veramente prezioso della vita.

Tutto è avvenuto per fortuite coincidenze di rappresentanza dell’agente e amico Tommaso D’Alessandro. In sostanza Tommaso aveva scoperto l’esistenza di due film non realizzati da Scola durante il precedente accordo con Medusa e nel giro di pochi giorni organizzò un incontro nella casa romana del regista.

La simpatia tra noi fu immediata sin dal primo momento, favorita anche dall’amichevole ospitalità della moglie Gigliola, come se la nostra fosse una conoscenza scandita da tempo.

Ettore amava molto i fumetti, soprattutto quelli francesi, per la predisposizione nel disegno che aveva esercitato da giovane per la rivista satirica «Marco Aurelio», insieme all’amico Federico Fellini.

Naturalmente conosceva bene anche i miei lavori e così, dopo un fitto confronto e poco prima di salutarci, mi consegnò i due copioni da leggere a casa con tranquillità per una prima scelta.

Tornando verso la mia residenza ligure, sul treno ripensai con meravigliato piacere al pomeriggio appena trascorso e alla calda accoglienza ricevuta dall’artista di cui ammiravo da sempre la capacità di affascinarmi con le immagini dei suoi film. Ancora incredulo, mi resi conto di avere appena vissuto una personale “giornata particolare”!

Una delle due storie era la sceneggiatura del film Il badato che avrebbe dovuto interpretare Giancarlo Giannini, l’altra era il trattamento del plot narrativo che precede lo sviluppo di una vera sceneggiatura con la scansione dettagliata di ogni scena per la regia della pellicola. Quest’ultima consisteva in pratica di un testo narrato come una novella con il contributo della figlia Silvia e di Furio Scarpelli. I dialoghi erano precisi, ma il racconto era privo di un titolo definitivo.

Decisi di partire dalla seconda.

La lessi d’un fiato e alla parola “fine” mi trovai con le lacrime agli occhi.

Era una normale storia moderna che non aveva sviluppi straordinari e priva di azione, quasi come un testo teatrale. Ma le vicende narrate con pochi personaggi arrivavano dritte al cuore!

Comunicata la scelta a Ettore – che mi lasciava piena libertà creativa nell’interpretazione della sua storia – il primo compito fu capire il numero di pagine che avrebbe comportato lo sviluppo della narrazione tramite la cadenza visiva del fumetto.

Mantenni intatti i dialoghi già presenti e sceneggiai graficamente con alterne vignette il testo della novella, aggiungendo quei passaggi narrativi su cui il trattamento aveva sorvolato rimandandoli alla fase successiva.

Dopo aver effettuato un viaggio di documentazione nel luogo parigino dove tutto sarebbe accaduto, diedi inizio a quel lavoro con un entusiasmo indicibile e strada facendo condivisi con Scola interi blocchi di tavole finite anche nel colore, così che fosse costantemente aggiornato sulla rappresentazione del racconto.

Ettore riusciva ogni volta a sorprendermi per l’entusiasta approvazione dell’opera con complimenti e rare osservazioni per migliorare l’efficacia di un’immagine. Decise solo di aggiungere in corso d’opera una scena di due pagine.

La sfida era quella di realizzare, attraverso il mio contributo narrativo, la pellicola che egli aveva deciso di non girare per una questione di etica personale con il produttore che nel frattempo ‘era sceso in politica’, rompendo di conseguenza l’accordo contrattuale con la casa di produzione.

Ma di quel film il regista aveva già pronti sia il cast che la location che ora affidava ai miei disegni perché ricreassi su carta volti e luoghi prescelti.

Con la piena soddisfazione di entrambi e di tutta la sua famiglia, diciotto mesi dopo nelle librerie vedeva la luce Un drago a forma di nuvola.

Di seguito al primo inatteso appuntamento, è accaduto che Ettore Scola ed io avessimo altre occasioni di frequentazione per approfondire una tardiva amicizia che compiaceva entrambi, ma inorgogliva soprattutto me stesso.

Visto l’esito positivo della prima esperienza, durante alcuni recenti colloqui in presenza di Silvia – suo braccio destro nella stesura scritta dei film – stavamo pianificando di realizzare anche la storia rimasta nel cassetto de Il Badato, che necessitava però di minimi aggiornamenti nella sceneggiatura per adattarla alla forma del fumetto.

Ho avuto il felice privilegio di abbracciarlo per l’ultima volta nel Dicembre 2015 in occasione della prima al Teatro Carlo Felice di Genova de La Boheme, opera lirica di cui il nostro amico aveva curato la regia quasi in forma di poetico commiato.

(estratto tratto da un’intervista a Ivo Milazzo in occasione della mostra di Torino dedicata al lancio del progetto)

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