Storia degli effetti speciali: intervista all’autore

La redazione di Edizioni NPE ha intervistato Giovanni Toro, autore dell’ultimo saggio di Edizioni NPE Storia degli effetti speciali, interamente dedicato al mondo degli effetti speciali.

Il tuo volume è un concentrato di informazioni  sugli effetti speciali. Che cosa ti ha spinto a scrivere un libro come questo?

Sono cresciuto praticamente tra due piccole sale cinematografiche del mio paese. Approfittando del fatto che mio padre faceva il proiezionista in una di queste ho avuto l’opportunità di sgattaiolare in sala parecchie volte e vedere moltissimi film già dall’età di 8 anni. Superman, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Lo Squalo, Star Wars sono solo alcuni dei film che ho iniziato a vedere in quella sala. Poi per tutti gli anni ’80 ho visto moltissime altre pellicole ma nell’altro cinema del paese, perché nel frattempo quello in cui lavorava mio padre era stato chiuso…

Un inizio col botto allora!

Sì, è vero (sorride)! Mio padre poi faceva il proiezionista pure a casa perché di tanto in tanto noleggiava delle pellicole in 16 mm e così si continuavano  a vedere altri film con tutta la famiglia come Elliott il drago invisibile, Mary Poppins, il primissimo Uomo Ragno live e molti altri ancora. E ogni volta che finivo di vedere pellicole di quel tipo mi chiedevo puntualmente come fosse possibile che esistessero delle cose di quel genere, allora credevo che i film fossero roba vera! Gente che volava, cartoni che interagivano con le persone, astronavi immense che solcavano gli spazi siderali e sparavano a tutto quello che vedevano o che credevo che vedessero, perché ero davvero troppo piccolo per capire i vari livelli narrativi di Guerre Stellari, ad esempio.

Era tutto assolutamente straordinario. Insomma, ne fui travolto e meravigliato come solo un ragazzino di quella età poteva fare, senza schemi precostruiti o blocchi di qualche tipo; e pur di capirne sempre di più cercavo addirittura di “rimontare” quegli effetti a casa.

Mi ricordo ancora quando uscì dal cinema dopo aver visto l’indimenticabile Superman di Richard Donner con il compianto Christopher Reeve, e me ne andai di corsa dai nonni. Ero eccitato per quello che avevo visto e la colonna sonora mi girava ancora in testa mentre in strada puntavo le braccia in avanti imitando il personaggio che mi aveva appena colpito! Giunto a casa presi un foglio di cartoncino e disegnai al volo una città dall’alto con strade ed edifici. Poi rubai tutte le torce elettriche che riuscii a trovare e le misi a terra, posizionandole vicino ad alcune zone del disegno. Nella mia testa quella disposizione doveva rappresentare una città in notturna vista dal cielo, con i lampioni accesi per le varie strade! Poi presi due sedie e le posizionai lateralmente al disegno mentre su un’altra frontale posai un ventilatore. Dopo aver disposto il tutto, spensi le luci della stanza, accesi le torce e il ventilatore e fu in quel momento che decisi di mettermi sdraiato su quelle sedie con il pancino rivolto nel vuoto. Le braccia erano conficcate tra la struttura dello schienale di una delle due sedie, protese avanti e dritte mentre con il resto delle gambe mi sorreggevo sull’altra sedia. Un pazzo scatenato! Il vento tra i capelli, il guardare quella finta città dall’alto, il buio notturno determinata dalla stanza buia mi riportarono immediatamente agli effetti speciali visti poco prima nella pellicola di Superman. Stavo volando come quel tipo! “Ecco come hanno fatto!” esclamai ad alta voce.

Nel mio piccolo avevo ricreato, in maniera parecchio casareccia ovviamente, le basi di quell’effetto. Avevo capito qualcosa che stava alla base della lavorazione di quel film. In effetti Christopher Reeve volava davanti ad uno schermo in cui scorrevano delle riprese aeree mentre un grandissimo ventilatore faceva ondeggiare il suo mantello… che tipo!

L’interesse per quel “visivo” è poi aumentato nel corso degli anni e mi sono interessato alla materia cinematografica in tutti i suoi aspetti, ma anche ai telefilm che in tv riproponevano spesso effetti simili: Spazio 1999, Ufo, Supercar, Ralph Supermaxieroe, Galactica, Buck Rogers, e così via. Argomenti che poi ho studiato con vari percorsi formativi fino al punto di iniziare a riprodurli. Insomma, tutto questo per dirti che non potevo non scrivere un libro come Storia degli effetti speciali!

Nel tuo libro ci sono delle parti che potemmo definire da “ricercatore”. In alcuni capitoli analizzi gli effetti non solo dal punto di vista storico ma anche da un punto quasi scientifico. Perché?

Nel nostro mondo, ci sono delle cose che funzionano in una certa maniera perché esistono delle motivazioni ben precise che portano quelle cose ad operare in un certo modo. Se lanci una pallina dal tuo tavolo questa arriverà a terra e dopo un po’ si fermerà. Non è però una tua esclusiva perché in qualunque parte del mondo, se qualcuno fa la stessa cosa ottiene lo stesso risultato. La gravità funziona così ed è la motivazione per cui le cose vanno nella maniera dell’esempio che ti ho riportato. Ecco, gli effetti speciali non possono essere compresi approfonditamente se non analizziamo le motivazioni per cui funzionano in una certa maniera. La nostra biologia, il nostro modo di vedere il mondo e di rapportarci con le cose, anche dal punto di vista del pensiero, sono importanti per capire come queste meraviglie fanno leva su di noi.

Quando parliamo ad esempio di “astronavi che solcano i cieli”, dobbiamo necessariamente dire che si tratta di un sistema illusorio che manda in tilt le nostre facoltà percettive e dobbiamo anche spiegare le motivazioni per cui accade questo. Per quanto riguarda le astronavi si tratta di modelli ben realizzati che disposti in una certa maniera all’interno di una inquadratura sembrano grandi e perfettamente reali. Ma come funziona il tutto? Perché pensiamo che ci sia per davvero un’astronave? La prova del nove la puoi fare tu stesso. In maniera amatoriale, certo, ma ti giuro che funziona alla stessa maniera: se metti un qualsiasi oggetto vicino ai tuoi occhi, vedrai che questo apparirà più grande di ogni altra cosa. Naturalmente lo vedrai sfocato ma se i tuoi occhi avessero le stesse possibilità tecniche della messa a fuoco di una camera moderna, con obiettivi parecchio elaborati, saresti in grado di vedere tutto nitido, sia l’oggetto in primo piano che lo sfondo. Nella realtà tieni l’oggetto in mano e non penserai mai che quello che stai vedendo è davvero più grande dei palazzi che ti stanno in fondo. Ma se qualcuno facesse una foto o un video di quell’oggetto, nascondendo sapientemente la tua mano e ponendolo magari in alto, sopra al panorama che vedi in fondo, cosa penserebbe un altro osservatore vedendo quella foto? Penserà che si tratti di un modellino o di un oggetto vero? Certo si parla di astronavi in questo caso e i dubbi si pongono ma se tenessi in mano invece il modellino di un aereo commerciale? La questione si complica e si fa affascinante…

Questo è un effetto di prospettiva forzata, molto utilizzato prima dell’avvento del digitale e funziona perché esistono degli errori di percezione. Ne parlo ampiamente nel libro, così come affronto l’effetto speciale dal punto di vista narrativo: Godzilla non esiste nella realtà… ma esiste nella realtà della storia, e allora come si pone l’effetto speciale con gli elementi della narrazione? Insomma, credo che questi argomenti possano soddisfare anche il lettore più smaliziato e dare completezza ad un volume che secondo me è già parecchio evoluto. Spero solo di aver fatto un buon lavoro!

Leggiamo che stai ultimando un cortometraggio di fantascienza e che curi un sito sugli effetti speciali. Ce ne vuoi parlare?

Da più di un anno gestisco una pagina facebook sugli effetti speciali e un sito web che conto di popolare sempre di più con articoli tematici e approfondimenti. Credo che certe passioni vadano coltivate e soprattutto condivise. Non penso di essere l’unico entusiasta a questa materia e il fatto di avere un dialogo anche se solo virtuale con gli altri appassionati mi può solo far crescere ulteriormente sia come professionista che come entusiasta. Le mie passioni però sono tante e probabilmente tutte derivate da quell’immaginario “ottantino” che ha formato molti della mia generazione.

Oltre agli effetti speciali ho un debole per i fumetti, i cartoni animati e i telefilm. E soprattutto per la produzione cinematografica indipendente e di genere. Grazie alla formazione fatta in campo cinematografico sto ultimando, insieme ad un altro pazzo come me – perché solo di pazzia si parla in Italia a fare certe cose – un cortometraggio di fantascienza che nelle nostre speranze dovrebbe rappresentare il possibile episodio zero di una serie televisiva tutta italiana dal mood parecchio particolare.  Si intitola Another Dimension e la serie dovrebbe essere un contenitore di storie piene di mistero, fantasy, fantascienza e horror. Una sorta di Ai Confini della Realtà nostrana ma dalla forma prettamente anni ’80. Un’impresa folle, lo so. Non tanto per la sua realizzazione – anche sì, visto l’esiguo budget a disposizione e la fissazione a ricreare ambientazioni americane! – ma per il fatto di accostarci ad un mito della produzione televisiva mondiale. Ci riusciremo? Non ne ho idea. So solo che ci stiamo mettendo tutto quello che abbiamo in termini di passione, voglia di fare e competenze. Ho trovato un gruppo splendido e straordinario di persone di cui sono letteralmente innamorato, perché hanno dato tutto quello che potevano per questo progetto e in maniera impeccabile e professionale! Gente che vive di cinema indipendente e che avrebbe davvero le carte in regola per stare sul grande schermo e nelle produzioni mainstream.

Purtroppo l’Italia, e lo dico con sincera convinzione e nel contempo amarezza, non è un Paese meritocratico e certe cose passano inosservate. Lì fuori esistono delle eccellenze e un saper fare immenso al punto che sono sicuro che noi come italiani potremmo giocarcela con tutti, americani compresi! Almeno dal punto di vista creativo e artistico. Loro però hanno un’industria cinematografica che li supporta, noi no e facciamo sempre gli stessi film! Spero davvero con questo corto di spingere i miei ragazzi ad un livello di visibilità più alto perché lo meritano davvero. E spero davvero che in Italia le cose cambino, ma di problemi ce ne sono così tanti che non credo che la materia cinema stia in testa. Ad ogni modo com’è che si dice? Punta sempre alla luna, mal che vada avrai camminato tra le stelle!

Ultima domanda di rito: quali sono i tuoi progetti futuri (se ce ne sono)?

Di progetti ne ho tanti ma per scaramanzia non voglio parlarne. Ho trovato il MIO editore solo perché non ho detto a nessuno che avrei tirato fuori un libro sugli effetti speciali (sorride)! Quindi sono del parere che meno si parla e più le cose ti vanno bene, almeno se si tratta di idee ancora allo stato embrionale. A parte gli scherzi, forse un paio di cose potrei anche sussurrartele. Forse si tratta più di sogni che di altro ma qualche anno fa l’idea di un libro sulla storia degli effetti speciali era un sogno quindi…

Mi piacerebbe intanto proseguire nello studio degli effetti speciali e approfondirli ancora di più perché so che c’è ancora tanta robetta da esplorare. L’idea di un altro libro sugli effetti speciali non mi dispiacerebbe ma al momento è appunto solo un’idea.

Ho voglia poi di realizzare un graphic novel con un personaggio americano della televisione anni ’80, molto amato in tutto il mondo e che conosco personalmente. Tema: teenager, amore e bullismo. L’idea è di farci anche un film ma qui la vedo un po’ più complicata. Comunque sto già cercando un disegnatore e ho tirato giù anche il soggetto perché come autore scrivo pure delle storie per i mie cortometraggi. Il tutto ovviamente in chiave fantastica. Vedremo cosa succederà. Sono poi a lavoro anche con un altro libro che riguarda stavolta i film, i telefilm e i cartoni anni ’80 ma è un lavoro più intimo e qui devo necessariamente zittirmi. È un progetto a cui tengo molto e non ne parlerò neppure sotto tortura…

Intervista a cura della redazione

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