10 anni senza Sergio Toppi: le uscite nell’anniversario e il ricordo di Gianni Brunoro
Il 21 agosto 2012 ci lasciava Sergio Toppi, universalmente riconosciuto come uno dei più grandi autori di fumetto di sempre. Con il suo stile unico, ha regalato capolavori ai lettori di tutto il mondo e ispirato generazioni di autori a lui successivi. In fondo a questa pagina, il ricordo del critico Gianni Brunoro.
A dieci anni dalla scomparsa del maestro, abbiamo recuperato i suoi meravigliosi “Tarocchi” e dato alle stampe uno dei suoi lavori più amati, «Dio minore». Il volume si aggiunge alla collana “Sergio Toppi”, che raccoglie tutte le opere di questo grandioso artista.
Primordial Tarot
I famosi “Tarocchi delle Origini”:
78 carte su cui sono ritratti i primordi del genere umano.
Editi da Lo Scarabeo, per la prima volta in vendita sul nostro store
in occasione dei 10 anni dalla scomparsa del maestro.
CONTROLLA SE HAI TUTTI VOLUMI DI SERGIO TOPPI:
Sharaz-De
La celebre raccolta di novelle arabe de Le mille e una notte, magistralmente illustrata da Sergio Toppi. Un capolavoro assoluto della Nona Arte.
Blues
Un volume che risale alle radici del blues, alla fine del diciannovesimo secolo, quando il voodoo e la musica mostravano molti punti in comune.
Bestiario
Una raccolta di illustrazioni e schizzi preparatori del Maestro, in cui sono ritratti gli animali e il loro rapporto con l’uomo.
Finché vivrai
Finché Vivrai, Naugatuck 1757eLittle Big Horn 1875: tre storie avvincenti sullo sfondo del grande Nord degli Stati Uniti, con i suoi indiani e i suoi trappers.
Il collezionista
Quello del “collezionista” è l’unico, incredibile, personaggio seriale creato dal Maestro. Questo volume ne raccoglie tutte le storie.
Tanka
Cinque storie ambientate nell’antico Giappone, popolato da principesse, samurai e ronin. Dove poesia e violenza si intrecciano in un eterno incontro.
Solitudinis Morbus
Leggende irlandesi, strane donne che volano sulle scope e un guardiano di un faro solitario. Bois Brocèlan 1909, Black and Tan 1920 e Solitudinis Morbus: tre storie in cui l’elemento reale si fonde con quello magico.
Chapungo
Con l’arrivo dei conquistadores, gli antichi dèi aztechi muoiono nel sangue. Tzoa Cotlan 1521, San Isidro Maxtlacingo 1850 e Chapungo: tre racconti di uomini sconfitti dal tempo, dalla Storia, dalla propria presunzione.
Ogoniok
Il volume raccoglie tre storie ambientate nella Russia di fine XIX secolo, nelle quali Toppi esplora l’anima del folklore slavo attraverso la magia del suo tratto: Ogoniok, Kas-Cej e Transiberiana.
Dossier Kokombo
Un vecchio antiquario, proprietario di un negozio modesto ma di buon nome, mette in guardia clienti e lettori: il kokombo può essere letale. Un volume in cui l’arte del Maestro è al suo apice.
Dio minore
Dio Minore, Pribiloff 1898 e Aioranguaq: tre racconti d’inverno, tra mito e avventura, in cui i protagonisti sono costretti a misurarsi con le forze inarrestabili della natura.
IL RICORDO DI SERGIO TOPPI, A FIRMA DI GIANNI BRUNORO
Il maestro involontario
Lo sa bene chi ha la fortuna di aver letto quel capolavoro di George Orwell che è La fattoria degli animali: a un certo punto, la vigente massima «tutti gli animali sono uguali» viene “specificata” – con ironia da parte dell’autore – in «ma alcuni sono più uguali degli altri».
Ebbene, mentre in quel contesto il senso è sarcastico, è invece assolutamente realistico affermare in parallelo, che nel fumetto italiano, «Tutti i Maestri sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri» e sicuramente questa variante calza alla perfezione a Sergio Toppi.
Perché lui è Maestro eccellente in più campi, ma in uno, il fantastico, è assolutamente originale, in pratica unico. Beninteso, non il fantastico nella prospettiva che si usa per il genere fantasy, con supereroi o altro del genere ma – guardando alla maggior parte dei suoi testi della maturità – il fantastico in senso strettamente letterario; quale sarebbe piaciuto, per intenderci, a Jorge Luis Borges, per le storie “toppiane” dal sapore magico, o paradossale, o assurdo e altri siffatti registri narrativi. Lo si può rilevare dalla carriera fumettistica di Toppi e – per gli aspetti appena citati – riscontrare nella decina di volumi della collana a lui dedicata, usciti finora presso Edizioni NPE, a partire da gennaio 2017.
Scrivania di Sergio Toppi.
Foto scattata dall’editore Nicola Pesce.
Si potrebbe dire di Toppi che fu un artista stanziale: nato a Milano l’11 ottobre 1932, vi si spense quasi ottantenne il 21 agosto 2012, dopo una vita instancabilmente dedicata a una e imponente mole di lavoro, quasi solo di illustratore e fumettista. Opere di cui ci rimane ampia traccia, grazie a iniziative editoriali sia nate e seguite da lui stesso quand’era in vita, sia continuate da editori e appassionati dopo la sua scomparsa.
Dopo gli studi al Liceo e qualche anno all’Università (medicina, poi abbandonata), fu troppo forte per lui il richiamo del disegno: matite, pastelli, pennelli e tutto questo armamentario, chine e colori eccetera… sarebbero stati i compagni inseparabili di tutta la sua vita.
Cominciò giovanissimo nei primi anni Cinquanta, collaborando come illustratore alla UTET (volumi La scala d’oro) e come vignettista al settimanale Candido, lavorando inoltre a “corti” animati pubblicitari presso l’agenzia Pagot.
Ma nel 1966, ecco il primo incontro con il fumetto, al «Corriere dei Piccoli» (divenuto del 1972 «Corriere dei ragazzi»): erano storielle del Mago Zurlì, ma soprattutto episodi di cronaca scritti da un Maestro della scrittura come fu Mino Milani, grazie al quale davvero Toppi “imparò il mestiere”. Quando dunque si accostò a questo medium, non solo non lo abbandonò più, facendolo diventare il suo mezzo espressivo di elezione, ma ne divenne – come accennato – uno dei più significativi Maestri.
Fu a metà anni Settanta che si verificò nella sua arte una svolta decisiva, quando – anche grazie all’amicizia con Dino Battaglia – iniziò a collaborare con «Il Messaggero dei Ragazzi», la rivista padovana diretta al tempo da Padre Giovanni Colasanti. Il quale – forse intuendone le doti – lo invitò a sentirsi totalmente libero di disegnare fumetti (sempre su testi di Milani) secondo la propria sensibilità e le proprie inclinazioni.
Evidentemente quell’invito a “lasciarsi andare” fu per lui liberatorio. E gradualmente egli andò affinando il suo stile grafico – originalissimo e inimitabile, ciò che gli permise di entrare – diremmo enfaticamente “a gonfie vele” – a collaborare a riviste allora importanti sul piano culturale, come «Linus» e «Alter Alter» (se ne sarebbero aggiunte in seguito altre, come «Sgt. Kirk» e «Corto Maltese»). Peraltro, continuava a disegnare fumetti meno “sperimentali”, per esempio per «Il Giornalino» oppure per la collana Un uomo un’avventura della Bonelli; o a produrre dei portfolio illustrativi di straordinaria eleganza, per esempio per le edizioni Papel e per l’appassionato e collezionista Angelo Nencetti.
Contemporaneamente, in parallelo con lo stile grafico, Toppi andava liberando la sua fantasia creatrice, messa naturalmente al servizio del suo disegno, diventando così un autore completo delle proprie storie: orientate sempre più intensamente e coerentemente al citato versante fantastico.
E anche quando, una volta tanto, si dedicò a un personaggio seriale, ossia Il collezionista (iniziato a settembre 1982 con l’episodio Il calumet di pietra rossa sulla rivista «L’Eternauta») in realtà creò storie bensì realistiche, ma impostate sull’insolito e il bizzarro, e intrise di elementi narrativi propendenti allo stupefacente, al leggendario, all’etnografico, all’antropologico e così avanti.
Per lui, la collaborazione con «Il Messaggero dei Ragazzi» era dunque l’inizio di una evoluzione che lo portava sempre più integralmente verso la propria personalità: quella di un creatore originalissimo nei testi, al servizio dei quali egli metteva uno stile grafico via via più ricco di inventiva, creando quindi un suo stile, caratterizzato da una singolare convergenza tra fumetto e raffinata illustrazione.
I volumi finora usciti nella collana targata Edizioni NPE (e naturalmente altri ne seguiranno) sono una sconfinata testimonianza della fantastica varietà delle sue soluzioni verbo-visive, tanto varie quanto a volte inquietanti.
SCOPRI LA COLLANA SERGIO TOPPI