Una finestra sul mondo di Franco Caprioli

Abbiamo aperto questo 2022 annunciando una collana dedicata alla riedizione delle opere di Franco Caprioli, uno dei più grandi autori di fumetto italiani. Nato a Mompeo e vissuto a Roma (1912 – 1974), Caprioli si dedicò inizialmente alla pittura, per poi passare anche all’illustrazione e al fumetto, collaborando principalmente con «Il Vittorioso», «Topolino» (giornale) e «Il Giornalino». Un autore profondamente innovativo, dal tratto molto personale e raffinato, che ha ispirato generazioni di fumettisti a lui successivi.

Per addentrarci meglio nel suo universo artistico, vi proponiamo una chiacchierata che Gloria Grieco – responsabile del nostro ufficio stampa – ha avuto con Fulvia Maria Capriolifiglia del maestro – che ringraziamo anche per le belle fotografie che ci ha autorizzato a pubblicare.

 

Franco Caprioli al lavoro, anni Settanta

 

G.G.: Cara Fulvia,

grazie per aver accettato questa piccola intervista. Quando ho avuto il piacere di conoscerla, sono tornata arricchita dal nostro incontro. La bellezza delle tavole originali di Franco Caprioli, la gentilezza con cui mi ha accolta in casa sua, l’amore e l’ammirazione per suo padre e per la sua arte – emersi dai tanti bellissimi ricordi descritti – mi hanno restituito l’immagine di un grande artista e di una meravigliosa famiglia.

Una finestra sul mondo di Caprioli che, in quest’occasione, cercheremo di aprire insieme ai tanti appassionati lettori ed estimatori.

 

Franco Caprioli è uno dei più grandi maestri di fumetto italiani. Il suo contributo alla Storia della Nona Arte, in Italia e nel mondo, è stato fondamentale. Come è nato il suo amore per il disegno?

F. M. C.: Secondo quanto mio padre ci raccontava, l’amore per il disegno nacque molto presto, come testimoniano, d’altronde, alcuni i suoi primi disegni che ancora conservo. Disegnava su qualsiasi pezzo di carta trovasse in giro, perfino sulla carta del pane, e bisogna dire che in famiglia questa sua predisposizione per l’arte non era poi neanche tanto ben vista, nonostante avesse una zia pittrice impressionista e altri parenti scultori. Infatti, parliamo dei primi anni del Novecento, quando essere un artista non era considerata una professione onorevole.

 

I primi disegni di Franco Caprioli

 

G.G.: Un maestro innovativo, che ha ispirato grandi fumettisti a lui successivi. Tra le sue tecniche più rivoluzionarie, si ricorda soprattutto quella del “puntinato”. Chi lo ha ispirato in questo senso, e quali strumenti utilizzava?

F. M. C.: Per quanto riguarda la tecnica del “puntinato”, è uno stile completamente inventato da mio padre, almeno da quello che mi risulta. Il “puntinato” fu, infatti, una sua elaborazione personale della tecnica pittorica del pointillisme (che, in Italia, equivaleva al divisionismo), basata sull’applicazione del colore in tocchi separati in forma di punti. Lui sostituì i piccoli punti di colore con piccoli punti ad inchiostro ed applicò tale tecnica specialmente per realizzare le ombreggiature dei visi e dei corpi. E a proposito del divisionismo, bisogna dire che mio padre dipingeva prima di intraprendere la via del fumetto, ed ebbe per maestro proprio un pittore divisionista. Gli strumenti che utilizzava erano il pennino e l’inchiostro nero.

 

Particolare di una tavola originale di Franco Caprioli

 

G.G.: È stato definito il “poeta del mare”. Il mare, infatti, è un elemento rilevante e ricorrente all’interno delle sue opere. Da dove traeva origine questa passione?

F. M. C.: La passione del mare nacque che era molto piccolo, quando già disegnava barche, pur vivendo in un paese di collina e non andava al mare quasi mai. Però uno zio, capitano di vascello, era andato in Cina nel 1900 e, da come raccontava mio padre, furono proprio le storie delle avventure per i mari della Cina dello zio ad ispirargli questo amore per il mare e per l’esotico. Inoltre, rimase molto impressionato nel ritrovare in un baule della soffitta alcune stampe antiche di vascelli. Le stampe non erano proprio perfette ma sgranate e anche questa sgranatura gli ispirò i famosi puntini.

Tavola tratta da “Moby Dick – La balena bianca” (Edizioni NPE, 2022)

 

G.G.: Dalla sua produzione emerge anche un grande interesse per l’etnologia, l’archeologia e la preistoria. Qual era il tipo di storie che amava di più illustrare?

F. M. C.: Posso dire che anche l’interesse per l’etnologia, l’archeologia e la preistoria, nacquero in lui molto presto e lo accompagnarono per tutta la vita. Nel 1937, per il giornale «Argentovivo», realizzò un fumetto ambientato nella preistoria dal titolo La tribù degli uomini del fiume. Poi, negli anni Cinquanta, per «Il Vittorioso», realizzò un racconto, dove i protagonisti fanno un sogno e si ritrovano in un mondo preistorico insieme al loro professore di scienze. Mio padre disegnò anche centinaia e centinaia di illustrazioni per un libro sulla preistoria. Negli anni Cinquanta le ambientazioni delle sue storie sono state le più varie, come il mare, l’antica Roma, il Medioevo, il West ed altre. Io non so dire quali storie amasse di più illustrare, quello che ricordo bene è che si dedicava con grande passione e rigore documentaristico a tutte quelle che realizzava.

 

 

Copertina de «Il Vittorioso», anni Sessanta

 

G.G.: Oggi è diventato più semplice reperire reference, anche grazie al web. Un tempo era necessario ricorrere ai manuali. Quando l’ho incontrata, mi ha colpito molto il racconto delle visite allo zoo con suo padre: un modo per documentarsi meglio sugli animali, ma anche un’occasione per trascorrere del tempo in famiglia. In che modo, dunque, Franco Caprioli effettuava le sue ricerche di immagini e i suoi studi?

F. M. C.: Certamente quello della documentazione era un grande lavoro! Mio padre aveva fatto molte cartelle, tutte divise per argomenti, come, storia, geografia, scienze, armi, navi, ecc. che occupavano molto spazio e quando gli serviva qualcosa impiegava molto tempo per trovare l’immagine adatta. Poi aveva un libro sulla nave, una specie di “Bibbia” marina, dove trovava tutti i tipi di imbarcazioni, diverse enciclopedie e riviste varie. Le visite allo zoo erano un modo per documentarsi dal vivo sugli animali, che fotografava e ritraeva in rapidi schizzi a matita. Per certe scene più impegnative, come ritrarre, ad esempio, una foresta, sembrerà assurdo ma approfittava di qualche gita con la famiglia, sempre nel Lazio, per fotografare angoli di natura selvaggi, magari sulle rive di un lago o di un fiume, per adattarli dopo alla storia che stava disegnando. Infatti, per certe scene suggestive non aveva bisogno di andare chissà dove ma gli bastava recarsi a pochi chilometri da Roma. E nessuno potrebbe immaginare che certe scene de L’isola misteriosa siano nate così.

 

Franco Caprioli in visita allo zoo con la famiglia, anni Cinquanta

 

G.G.: Cosa significava esercitare la professione di artista nel periodo in cui ha operato Caprioli?

F. M. C.: Essere un artista nel periodo in cui lo è stato mio padre, penso che non sia stato facile, per molti motivi. Per prima cosa, quando lui ha iniziato a muovere i primi passi nell’arte era il 1936 e si stava andando verso lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Quindi, a parte i continui richiami alle armi, cinque in tutto, anche lavorare per i giornali non era facile. I disegnatori, allora, non erano personaggi come lo sono ora, ma persone senza volto, anonime, sconosciute. Anche gli anni Cinquanta, come mi hanno raccontato, non sono stati poi così generosi con gli artisti perché gli editori pubblicavano eliminando le firme degli autori, non citavano il loro nome nell’opera e non gli restituivano gli originali. Un’abitudine, questa, che è continuata almeno fino agli anni Sessanta e Settanta. Le soddisfazioni per gli autori, morali ed economiche, erano quindi davvero poche.

 

Nella redazione de «Il Giornalino», anni Settanta

 

G.G.: Com’era la giornata tipo di Franco Caprioli?

F. M. C.: Mio padre lavorava in casa e si alzava molto presto la mattina. Dopo una breve passeggiata, si metteva subito al lavoro, di solito fino all’ora di pranzo. A volte andava a consegnare le tavole in redazione e spesso ci portava con lui. Anche quelle uscite con lui, molto divertenti, diventavano un modo per stare insieme e per imparare molte cose su Roma. Dopo pranzo e un piccolo riposino, ricominciava a lavorare fino a sera. Questa era la sua giornata tipo e non esistevano le vacanze. Ossia, anche quando ci trasferivamo nella casa di Mompeo per trascorrere l’estate, lui continuava a lavorare in questo modo.

Franco Caprioli a Mompeo, anni Settanta

 

G.G.: Che ricordo ha di suo padre come autore di fumetti?

F. M. C.: Come autore di fumetti, mio padre mi sembrava il più bravo. Per me era… una specie di genio e non finivo mai di guardarlo quando disegnava: l’aria seria, concentrata, la mano sicura che tracciava con rapidità i paesaggi e le figure e poi quando inchiostrava le tavole mi piaceva sentire lo scricchiolio del pennino sulla carta. In certi momenti credo di aver fatto spesso dei paragoni mentali tra mio padre e gli altri autori di fumetti. Anche se leggevo diversi giornalini e mi piacevano alcuni fumetti, mi rendevo conto che i disegni di mio padre erano i migliori e i più belli.

 

Franco Caprioli con i suoi figli, Roma

G.G.: Con il volume Moby Dick – La balena bianca, Edizioni NPE ha inaugurato quest’anno la collana dedicata a Franco Caprioli. Un’iniziativa editoriale che intende riportare in libreria le opere del maestro, in edizioni che ne valorizzino il grande talento artistico. Come valuta questa operazione, e che valore crede possa avere per appassionati e neofiti?

F. M. C.: Sono molto contenta dell’iniziativa delle edizioni NPE di dedicare un’intera collana a mio padre. Del resto, ho sempre desiderato che qualche editore “illuminato”, finalmente, lo prendesse in seria considerazione. Non solo perché si tratta di mio padre, ma anche perché credo che se lo meriti molto. È un serio riconoscimento che nessun altro editore gli ha mai dato e apprezzo che Edizioni NPE stia portando avanti una linea editoriale così impegnata, anticonformista, priva di pregiudizi e lontana da giudizi stereotipati su questo o su quest’altro autore. Nel corso di tanti anni, invece, le case editrici hanno sempre scelto di pubblicare solo certi autori e, purtroppo, sempre quelli.

G.G.: Grazie davvero per averci dedicato il suo tempo.

 

Moby Dick la balena bianca
Autore: Caprioli Franco
Collana: Franco Caprioli
Numero in collana: 1
Formato: 1 volume 21×29,7 cm, cartonato b/n con sedicesimi a colori, pg.120
ISBN: 9788836270569
Prezzo: € 19,90