L’uomo della legione
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Collana
Numero in collana3
Formato21x30 cm, 64 pag., cartonato a colori
ISBN9788888893884
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Prezzo € 14,90 €14,16
L'uomo della legione
L’Uomo della Legione è la prima delle due storie che Dino Battaglia realizzò per la collana “Un uomo un’avventura”, pubblicate da quella che sarebbe poi diventata la Sergio Bonelli Editore.
La legione del titolo è la Legione Straniera, un corpo militare costituito in Francia, nel 1831, dal re Luigi Filippo, e caratterizzato dall’essere composto soltanto da volontari di cittadinanza straniera.
Nella storia di Battaglia le vicende si svolgono in Algeria, nel deserto, tra Sidi-Bel-Abbes e l’isolato fortino Boubut.
Il protagonista è Moreau, un legionario abile e coraggioso, che si ritrova nella Legione in qualità di capitano.
Poi c’è Desay, un ex tenente sotto la cui guida Moreau aveva combattuto a Verdun ed a causa del quale era stato condannato, insieme ad alcuni suoi camerati, per viltà.
In più occasioni i due torneranno sulle antiche vicende e Desay cercherà di convincere Moreau del profondo cambiamento che c’è stato in lui e di come sia oramai diventato un leone.
«Un coniglio resta un coniglio, Desay. La natura umana non cambia», è l’amara replica di Moreau.
Una pericolosissima missione nel deserto, per cercare di portare soccorso al forte Boubot, darà modo ai due di confrontarsi di nuovo sul campo e dimostrerà una volta per tutte chi dei due avesse ragione.
Dino Battaglia non si sofferma sulle cause della guerra, sulla presenza francese in Algeria né prende parte per le ragioni degli uni o degli altri. Si sofferma invece sulle persone, sull’animo umano con tutti i suoi difetti.
Nella storia non ci sono i buoni e i cattivi; non sono cattivi gli algerini e non è cattivo neanche Desay. Sono solo esseri umani con il loro carattere ed i loro lati positivi e negativi.
Anche Moreau, nonostante il suo coraggio e i suoi solidi principi, non è meglio degli altri e sicuramente non è più felice. Non a caso a vicenda quasi conclusa si ritroverà affranto a pensare:
«forse sono i leoni ad aver torto».