Out of my Brain: intervista all’autore Andrea Grieco

La redazione di Edizioni NPE ha intervistato Andrea Grieco, autore del saggio Out of my Brain dedicato alla vita artistica e al mondo dell’artista spagnolo Miguel Ángel Martín (che sarà ospite del prossimo Lucca Comics 2018 allo stand Edizioni NPE per autografare e dedicare questo volume e Cannibal Holocaust 2).

D-503: La copertina del libro è un disegno molto bello di Miguel, ce ne parli?

A.G.: Per me un libro è un oggetto da intendersi nella sua totalità, per cui anche l’immagine che lo presenta è importante e, in linea di massima, penso che le case editrici dovrebbero consentire, se l’autore lo desidera, di prendere parte decisionale alla concezione della copertina. La Edizioni NPE mi ha lasciato campo libero quando è stato il momento di fare scelte in questo senso e quindi ho chiesto a Miguel di realizzare appositamente un disegno  su mia idea e concezione. Palese è il riferimento alla sequenza iniziale del film surrealista Un Chien Andalou di Luis Buñel, soggetto che Miguel aveva già altre volte reinterpretato, ma vi è anche una citazione ad un momento importante di un’opera fondamentale di Martín che, però, lascio sia il lettore a scoprire. Per me quell’ago che si appresta a trafiggere l’occhio deve comunicare che si sta per provare qualcosa che avrà delle conseguenze: è stato così per me quando ho conosciuto l’opera di Miguel e spero che il mio libro possa anch’esso in qualche misura affascinare e conturbare il fruitore.

 

D-503: Per molto tempo sei stato un critico cinematografico e letterario, come nasce la scelta di fare di un fumettista il soggetto di un tuo libro?

A.G.: Premetto che io stesso faccio un’incredibile fatica a capire cosa sono o sono stato, ma in fondo non vedo alcuna contraddizione tra queste e altre mie passioni e professioni; innanzitutto perché sono tutte incentrate sulle forme e i mezzi d’espressione, e perché l’arte sequenziale, che tra l’altro adotta in maniera intrinseca alcune componenti e strategie visive come il cinema e altre verbali affini alla letteratura, rappresenta un crogiolo di soluzioni narrative ed emozionali rilevante, per di più non ancora del tutto esplorato né analizzato. Bisogna poi ricordare che lo stesso Miguel tende a inscrivere la sua produzione nel novero dell’arte letteraria e che, giustamente, si vede in buona compagnia di autori come Sade, Pasolini o Burroughs più che con l’universo Marvel, Disney o Bonelli, tanto per dire. Non è poi superfluo sottolineare che Martín è un autore raffinato e complesso, le cui storie, per poter essere apprezzate e comprese in maniera più completa e corroborante, richiedono conoscenze che spaziano dall’ambito creativo a campi disciplinari che vanno dalla sociologia alla filosofia, dalla futurologia alla pornografia, da cui provengono innumerevoli suggestioni che vanno ad impregnare le sue tavole. Insomma, c’è di che pensare e divertirsi.

 

D-503: Quando hai deciso di scrivere quello che è, di fatto, il primo e unico libro monografico e analitico su questo straordinario autore, quali problemi o dubbi hai avuto?

A.G.: Occorre sottolineare che scrivo perché mi piace e perché farlo mi dà modo di focalizzare e approfondire visioni o concetti, quindi riesco solo quando mi concentro su cose che mi interessano davvero. Nelle pagine introduttive di Out of my Brain narro di quando conobbi Miguel e le sue sconvolgenti opere, da allora si è instaurata un’amicizia che va avanti da decenni e che ci ha visti coinvolti in numerosi progetti. In questo lungo periodo ho avuto modo di constatare da vicino – per qualche verso ora potrei dire anche dall’interno – che Miguel continuava ad elaborare con tenacia e coerenza un suo mondo attraverso uno stile inimitabile, anch’esso in continua evoluzione. A un certo punto ho maturato l’idea di osservare e seguire in maniera sistematica il percorso che Martín compiva e di condividere con altri quest’esperienza. Questa l’attitudine di fondo del mio libro, però bisognava trovare un modo per farlo e inoltre, cosa che non è tanto scontata, chiedere all’oggetto stesso d’analisi cosa pensava dell’idea in sé.

 

D-503: Quindi hai chiesto a Miguel se potevi scrivere un libro su di lui?

A.G.: In un certo modo sì; ho esposto a Martín la mia idea e lui ne è stato subito entusiasta, dicendomi che proprio il rapporto di stima e amicizia, nonché onestà, che ci legava rendeva interessante e fruttuoso un approccio rigoroso al suo corpus di opere. Avuto il suo beneplacito ho pensato che allo studio occorreva aggiungere qualcosa, come dire, di Pop; così ho deciso di riprendere gli argomenti affrontati in ogni capitolo con un intevista-dialogo con Martín, così da ottenere un’attitudine dialettica in merito ai temi affrontati. Penso che il risultato finale sia qualcosa di molto stimolante, io e Miguel ne siamo soddisfatti.

 

D-503: Prima si è fatto cenno alle collaborazioni tue e di Miguel, vuoi dirci di qualcuna?

A.G.: Potrei raccontare diversi aneddoti in merito, alcuni divertenti e altri paradigmatici di un periodo che, per certi versi, è irripetibile e che di sicuro ha lasciato un segno nel mondo (sotto)culturale italiano. Ma almeno uno va ricordato: quando anni fa ebbi l’idea di formare un magazine che si occupasse dei fermenti artistici più estremi, audaci e provocatori dando vita al mini-book Nervi, poi trasformatosi nel progetto grafico Antropoide, Miguel mi è sempre stato vicino e ha partecipato e aderito ad ogni mia proposta, di fatto realizzando anche tutte le copertine. Col tempo Nervi e Antropoide si sono ritagliate una nicchia tra gli estimatori e sono diventati oggetti di culto, e questo è in gran parte anche merito di Martín.

D-503: Out of my Brain, oltre al rigore dell’analisi e a quella che può considerarsi l’intervista più lunga ed estrosa posta a Miguel Ángel Martín, riserva anche un ulteriore motivo d’interesse per tutti coloro che ne apprezzano il lavoro.

A.G.: Sono certo che ti riferisci all’apparato di inediti che ho compilato per l’appendice. Anche questo è un piccolo vanto del libro, infatti Miguel mi ha dato l’opportunità di visionare innumerevoli materiali, alcuni dei quali risalgono addirittura  a quando Martín era un adolescente che si dilettava nel fare disegni che, altrimenti, sarebbero rimasti solo nel suo cassetto. Alla fine ho effettuato una cernita che desse prova della trasformazione e della maturazione che ha subìto il suo tratto attraverso disegni, tavole e storie pressoché mai viste in generale o mai pubblicate in Italia. Un’occasione davvero unica per leggere e vedere un Miguel Ángel Martín inaspettato e sempre sorprendente.