Una valle: intervista al curatore Gabriele Bernabei
Intervista a Gabriele Bernabei, curatore di Una valle, graphic novel-omaggio al grande Magnus.
A cura della redazione di Edizioni NPE
A quando risale il tuo approccio al mondo del fumetto?
Avevo cinque anni, nel 1971, e non andavo a ancora a scuola. Non sapevo leggere ma sfogliavo i fumetti di Zagor cercando di capire le storie con l’aiuto dei soli disegni. Quando imparai a leggere, avevo già una discreta quantità di albi dello Spirito con la Scure da ripassare. Poi arrivarono Tex, Comandante Mark e Alan Ford. Una passione sempre in crescendo, passando per Lo Sconosciuto, La Compagnia della Forca, Mister No, Ken Parker, fino ad arrivare alle riviste contenitore degli anni ’80, che mi hanno fatto conoscere i grandi autori come Pratt, Toppi, Battaglia, Micheluzzi, Giardino e tanti altri…
Che ruolo ha avuto Magnus nella tua vita?
Magnus e Giardino erano gli autori che avrei voluto conoscere e la fortuna ha voluto che il primo venisse a vivere a Castel del Rio e che il secondo fosse il cugino di un mio vicino di casa. Ho conosciuto Roberto Raviola in terra alidosiana anche se il nostro rapporto non fu semplice, stante il fatto che lui si era trasferito nella valle del Santerno per tenere a debita distanza certi appassionati di fumetti, rompiscatole come me. Quanto dico è supportato dal fatto che le sue amicizie di quel periodo non avessero una grande cultura fumettistica. Posso affermare ciò perché conosco, da sempre e molto bene, i suoi amici dell’epoca. Per quanto riguarda me devo affermare che, in varie occasioni, con la sua arte, il Maestro è riuscito a tirarmi fuori dai guai.
Perché il Magnus Day?
Pur avendo tutti i difetti che può avere un collezionista seriale dell’opera di Magnus, io ho cercato sempre e soprattutto Castel del Rio e la Valle del Santerno nelle sue opere. Nel 2004 avevo raccolto copie e scansioni di molti suoi “disegni alidosiani”, realizzati per gli amici, e siccome si stava avvicinando il decennale della sua scomparsa me li ero riordinati, assieme ad alcuni aneddoti, con l’intento di realizzare una pubblicazione celebrativa. Con il mio menabò andai a trovare il sindaco dell’epoca, sebbene avessi già un editore interessato, perché ritenevo e desideravo che fosse l’istituzione a doversene prendere carico. Fu in quell’occasione che nacque il Magnus Day. Infatti le mie pressioni insistenti fecero sì che l’amministrazione comunale s’impegnasse in un doppio appuntamento nell’estate del 2006 e fu cosi che, domenica 2 luglio, si tennero un convegno sull’opera del Maestro e l’inaugurazione della mostra permanente in Sala Magnus, mentre il 3 settembre seguente, oltre alla mostra mercato del fumetto usato e da collezione, presentammo il mio libro intitolato Il pittore di Castel del Rio. La scelta del titolo fu degli abitanti della valle che, quando incontravano Roberto per strada, lo definivano in tal modo. Da allora ci siamo ripetuti ogni anno con cadenza pressoché regolare.
Da quando sei autore di fumetti?
Ho cominciato attorno ai quindici anni. Mi divertivo, attraverso l’uso di quel linguaggio, a raccontare le storie di tutti i giorni per gli amici e poi regalavo loro le tavole originali. Qualche anno fa, dopo avere rinvenuto casualmente una mia storia, la mostrai a Lucio Filippucci che, molto divertito, mi disse che avevo fatto bene a smettere di disegnare.
Parlaci dei tuoi progetti fumettistici.
Negli anni ’90, in un momento di crisi interiore, girai la valle del Santerno in ogni anfratto, documentando le mie “gite campestri” con moltissime fotografie. Come accade quasi sempre, per superare certi momenti ed andare oltre, si innescano meccanismi di cambiamento e/o di crescita al punto che dalle foto ai documenti d’archivio il passo fu breve. Acquistai in pochi anni centinaia di libri di storia locale, alcuni anche antichi, quindi presi il vizio di appuntarmi le notizie, nonché di mettere da parte ritagli, fotografie d’epoca, fotocopie ed altri documenti riguardanti la mia terra. Si tratta di materiale che, negli anni, mi è ritornato utile per scrivere vari racconti a carattere storico che, alcuni editori, mi pubblicarono dapprima sulla stampa locale e che poi sono stati raccolti in volume.
Il passo successivo è nato dall’idea di trasporli in fumetti, cosicché inventai un paio di personaggi: il contadino Augusto Salomoni detto “Orso” e l’artista Remo Liverani. Essi hanno rispettivamente le sembianze del mio bisnonno Augusto e di Magnus. Cominciai a scrivere brevi sceneggiature, molto concentrate, con l’intento di farle disegnare rispettivamente agli amici Sergio Tisselli e Giovanni Degli Esposti Venturi, con i quali avevo già collaborato, puntando soprattutto sull’arte pittorica del primo, che ben si addice per raccontare la civiltà contadina della Romagna d’inizio ’900, nonché sulla minuziosa capacità di riprodurre particolari storici, architettonici, nonché di caratterizzare certi personaggi particolari, del secondo.
Se Le avventure di Orso procedono a rilento da anni, per via dei numerosi impegni di Sergio, quelle di Remo Liverani stavano prendendo forma, pian pianino, se non fosse successo che Gianni, il 30 dicembre 2016, è venuto a mancare quando era giunto esattamente a metà dell’opera. E così, grazie anche all’aiuto economico di mio padre e di una mia cugina, ho affidato i capitoli mancanti di Una Valle agli amici Piero Ruggeri, Beniamino Delvecchio, Marco Fontana, Massimo Bonfatti e Simone Cortesi.
Perché Una valle?
All’inizio doveva essere Gente di Montagna; poi, dopo molte lunghe chiacchierate con Gianni, decisi di riscrivere tutto con un taglio più geometrico, suddiviso in capitoli brevi, tutti della stessa lunghezza, ognuno dei quali doveva essere una piccola storia autoconclusiva dedicata ad un diverso personaggio. Remo Liverani non è altro che un forestiero, molto sensibile, che si trova ad incontrare i protagonisti delle varie storie e il racconto, seppure di fantasia, è ambientato in un preciso contesto, dove le citazioni storiche non mancano. Il pittore non è altro che l’uomo di cultura venuto da fuori come lo sono stati, sebbene in epoche diverse da quella narrata, l’illustratore ottocentesco Romolo Liverani, il fumettista Roberto Raviola e Gianni stesso. E la decisione di dare le sembianze di Magnus al pittore non è casuale, bensì una scelta ponderata in quanto ho la certezza che, fondamentalmente, quella narrata sia la valle che ha fatto innamorare Roberto e tutti gli altri. La mia Valle… una valle come tante!