Ottant’anni del solitario di Providence

Quanti film sono stati ispirati dal genio lovecraftiano? E quanti videogiochi e fumetti hanno preso spunto dalla Teoria dell’Orrore del “Solitario di Providence” e dal suo pantheon di divinità cosmiche? Infine, quante sono state le curiosità e i retroscena della vita privata di Lovecraft ad averne, negli anni, alimentato il mito, anche a distanza di 80 anni dalla sua scomparsa?
Forse troppi (anche se tutto sommato si potrebbe dire che non sono mai abbastanza).

Questa non vuole essere pertanto l’ennesima cronostoria di Lovecraft e delle sue opere, così come sarebbe impossibile riportare tutte le sue opere riadattate al cinema – sia quelle dichiarate sia le interpretazioni più libere.
Sono infatti molte le improprie trasposizioni cinematografiche delle sue opere: dalla La creatura (titolo originale The Unnamable, 1988), alla quasi comica trilogia di Re-Animator di Stuart Gordon; dai riferimenti lovecraftiani nel meraviglioso Il seme della follia di John Carpenter del 1994 al dichiarato omaggio al Necronomicon ne La casa di Sam Raimi (titolo originale The evil dead, 1981), o infine mediocre B-movie Dagon del 2001.

The evil dead, Carpenter

The evil dead, Carpenter

Anche il mondo dei videogiochi e dei giochi di ruolo da tavola ha attinto a piene mani – più o meno bene – al pantheon lovecraftiano. Da ricordare tre titoli su tutti:

  • Alone in the Dark, che i più nostalgici e anziani come me ricorderanno come il survival-horror antenato dei vari Resident Evil e Silent Hill;
  • Call of Cthulhu: Dark Corners of the Earth del 2005;
  • Amnesia: the Dark Descent del 2010, dove addirittura il player non poteva uccidere le creature che popolavano il gioco e correva il rischio di diventare pazzo qualora fosse rimasto troppo tempo a fissarle nel buio).
Amnesia - the dark descent

Amnesia – the dark descent

Per i giochi da tavola, invece, sono certamente da ricordare – per motivi chiaramente diversi – un recente Recall of Cthulhu della Toy Vault del 2016 e un improbabilissimo Monopoly: Cthulhu.

Cthulhu Monopoly

Cthulhu Monopoly

È certamente il mondo del fumetto che si è dedicato al Solitario di Providence nel modo più efficace ed incisivo. Da ricordare (e da avere assolutamente) il riadattamento-capolavoro di Alberto Breccia, l’unico ad avere realmente incarnato l’ignoto cosmico, indefinito e ancestrale che trasuda dai racconti lovecraftiani, oppure l’omaggio del Maestro dei Maestri del fumetto italiano Dino Battaglia (riproposto integralmente in Italia da NPE).

Lovecraft_Alberto_Breccia

Lovecraft_Alberto_Breccia

Notevole anche la trasposizione ad opera di Erik Kriek (reperibile in italiano nella ben curata edizione della Eris dal titolo Lovecraft: Da altrove e altri racconti). Da segnalare anche l’adattamento di I.N.J. Culbard in versione (troppo) “cartoonesca” (che probabilmente pecca per essere poco efficace, con quello stile, a rievocare le atmosfere lovecraftiane).

Lovecraft_Kriek

Lovecraft_Kriek

Davvero buona, poi, l’esperienza lovecraftiana del mercato francese, che con Rotomago ai testi e Noirel e Calvez ai disegni sta provando a riproporre i racconti meno inflazionati ma forse più suggestivi del Solitario di Providence in una chiave quasi didascalica ed essenziale, dando più spazio all’inquietudine e alla follia delle atmosfere lovecraftiane attraverso splash pages mozzafiato (vedi la trasposizione a fumetti di Nyarlathotep, edita in Italia da NPE) o una quasi maniacale riproposizione dei passaggi chiave del testo originale (vedi l’adattamento di U-29, in Italia in uscita a maggio con il titolo Il Tempio, sempre edito da NPE).

NPE - Nyarlathotep

NPE – Nyarlathotep

Ottimo e incisivo anche Alle montagne della follia degli italiani Giovanni Masi e Federico Rossi Edrighi (edito da Star Comics) e – Last, but non the least – quel Providence di Alan Moore, seguito naturale (anche se non direttamente collegato) del precedente Neonomicon (entrambi editi in Italia da Panini), che più che un adattamento dei racconti di HP rappresenta un vero e proprio omaggio alla sua opera omnia e alla sua vita, nella quale i racconti e il vissuto del Solitario di Providence si intrecciano, fanno da sfondo e allo stesso tempo sono protagonisti di una storia “totale” e indispensabile per ogni buon Lovecraft-addicted che si rispetti.

Providence - Alan Moore

Providence – Alan Moore

Al di là dei riferimenti agli adattamenti lovecraftiani, sicuramente questo post vuole essere soprattutto un ringraziamento corale ad HP, a cui sono sicuro si unirebbero idealmente anche le precedenti generazioni che in questi 80 anni hanno avuto il piacere e l’onore di riscoprirne l’opera.

Un ringraziamento che parte dalla natura stessa di Lovecraft, quasi paradossale se contiamo che la sua opera ha fatto crescere il germe del soprannaturale nella letteratura pur essendo lui notoriamente un ateo, materialista e darwinista.

Germe che inizialmente era stato piantato da Edgar Allan Poe e che poi aveva messo radici con Robert W. Chambers nella seconda metà del 1895, con quel The King in Yellow (in Italia Il Re Giallo) antesignano del Necronomicon e a sua volta ispirato dal racconto di Ambrose Bierce del 1886 Un abitante di Carcosa.

The King in Yellow

The King in Yellow

La sua idea di soprannaturale era intesa come un elemento “necessario” all’umanità, ma che doveva necessariamente svecchiarsi ed inquadrarsi in una mitologia cosmica, fatta non più di creature tangibili come licantropi o vampiri, bensì di entità eteree, vere e proprie divinità presenti sin dall’Alba dei Tempi, intese come Architetti dell’Universo dormienti nelle vastità delle Galassie e pronte ad intervenire distruggendo o semplicemente restando immobili ad osservare l’operato di una creatura infinitesimamente più piccola e debole di loro: l’uomo.

Un’idea dell’orrore teorizzata in un vero e proprio canone, che Lovecraft ha voluto lasciare ai posteri per ridefinire interamente il genere, sebbene il suo stile non fu mai veramente apprezzato in vita (a tal punto che Borges lo definì “mediocre”).

Probabilmente, ad aumentare il mistero del Solitario di Providence fu anche l’influenza esoterica dell’ambiente familiare, in special modo l’ascendente del padre Winfield e, prima ancora, del nonno Whipple Van Buren Phillips, entrambi – pare –  iniziati della Massoneria Egiziana dell’Antico e Primitivo Rito, ordine fondato dal Conte Alessandro di Cagliostro nel 1776 che giustificherebbe, per alcuni studiosi di Lovecraft, il suo avvicinamento in gioventù al grimorio Al Azif, antenato di quello che diventerà poi il Necronomicon (che per altri avrebbe invece grosse similitudini con uno dei volumi più enigmatici e misteriosi di tutti i tempi, ovvero il tuttora indecifrato Manoscritto Voynich).

Villa Diodati oggi

Villa Diodati oggi

Anche la storia di Lovecraft si staglia in un periodo storico ben preciso e sembra quasi bissare, come in una sorta di parallelo temporale, un momento fondamentale per la letteratura, già verificatosi il 16 giugno del 1816 nella cosiddetta “Notte di Villa Diodati”: la notte in cui nacquero Frankenstein di Mary Shelley, Il Vampiro di John Polidori e La Sepoltura di Lord Byron, opere e autori che gettarono le fondamenta per lo sviluppo della moderna fantascienza, dell’horror e del romanzo gotico.
(Per gli amanti del mistero: dopo quella notte pare che una maledizione colpì tutti i partecipanti di questa “reunion letteraria”, che di lì ad otto anni moriranno in tragiche circostanze. Tutti, tranne la giovane Mary Shelley, che all’epoca aveva solo diciannove anni e che nel 1818 pubblicherà la prima edizione di Frankenstein, segnando per sempre il corso della letteratura di genere).

Ebbene, anche HP apparteneva ad una sorta di circolo letterario esclusivo, sebbene non voluto e – di fatto – mai riconosciuto dagli addetti ai lavori dell’epoca, incastrando la sua produzione letteraria in un periodo in cui la letteratura epica e fantastica raggiungono il loro apice.
Basti pensare che al contributo di Lovecraft al genere horror, si aggiunse quello indispensabile di Robert Erwin Howard all’epica: papà del ciclo di Conan, di Kull e di Solomon Kane, Howard era peraltro legatissimo al Solitario di Providence, pur essendo lui originario del Texas, grazie soprattutto ad un intenso scambio epistolare che i due avevano intrecciato per moltissimi anni.
A Lovecraft e Howard, poi, si aggiungerà di lì a pochi anni un certo J.R.R. Tolkien, che probabilmente non conobbe mai direttamente gli scritti di Lovecraft (il quale morì proprio nell’anno di pubblicazione de Lo Hobbit), ma che sicuramente assimilò l’esperienza dei suoi predecessori e la fece sua per radicare un modo di scrivere la letteratura fantastica che non avrà più eguali in futuro.

H. P. Lovecraft

H. P. Lovecraft

Robert Howard

Robert Howard

Whipple Van Buren Phillips

Whipple Van Buren Phillips

 

 

Una storia, quella di Howard Phillips, che anche a distanza di 80 anni dalla sua scomparsa, diventa mito alla stregua dei suoi racconti: il suo contributo alla letteratura di genere diventa fondamentale, probabilmente decisivo, e si innesta nella tradizione dei più grandi letterati della storia, per aver dato voce e sostanza all’indefinito, al “cosmico”, per aver dato all’orrore una dimensione trascendentale e metafisica terrificante, impalpabile e allo stesso tempo quasi ipnotica e che in passato era stata soltanto abbozzata dall’esperienza di Edgar Allan Poe.

Un senso dell’orrore che sfida il soprannaturale stesso (personalmente trovo molto più terrificante un’entità divina dormiente nelle galassie che un diavolo /demone proveniente da un ben definito inferno terreno) e che è radicato oggi in un canone ben delineato, che la Teoria dell’Orrore di questo esteta dell’Occulto ci ha consegnato intatto oggi, attraverso i suoi magnifici scritti.

Grazie, Howard Phillips, per aver inventato l’horror.

Dino Battaglia - Lovecraft e altre storie

Dino Battaglia – Lovecraft e altre storie
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Nyarlathotep

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